Parco e giardini Giustiniani-Odescalchi di Bassano Romano

Il Palazzo Giustiniani-Odescalchi di Bassano Romano costituisce, insieme al suo parco, uno dei più rilevanti patrimoni architettononico-ambientali della Tuscia, che attende una giusta valorizzazione. Ceduto allo Stato dalla famiglia Odescalchi di Bracciano nel 2003, è attualmente chiuso al pubblico e in attesa che il termine dei lavori di restauro lo possano rendere finalmente fruibile. L’edificio risulta dalle trasformazioni dell’antico castello degli Anguillara quando, dopo la vendita nel 1595 del feudo di Bassano alla famiglia Giustiniani, vengono avviati lavori di ristrutturazione e trasformazione. Risale al tempo degli Anguillara il piano interrato e il piano terra, il portale d’ingresso è simile al portale del palazzo Farnese a Roma, dopo la vendita viene aggiunto il piano nobile e le decorazioni tardo cinquecentesche: affreschi di Antonio Tempesta (1555-1630), la sala dipinta da Francesco Albani (1578-1660) con la “Caduta di Fetonte dal carro”, la sala del Domenichino (1581-1641) e gli affreschi di Bernardo Castello (1557-1629). Al piano terra è collocato un pregevole teatrino, unico nel suo genere; il piano nobile viene connesso con un ponte al giardino. La descrizione più antica del giardino è in un atto notarile del 17 aprile 1578 che riporta l’inventario dei beni di Porzia degli Anguillara di Ceri Cesi e di suo marito Paolo Emilio Cesi, signori di Bassano: «… Item fuori del ditto castello de Bassano, incontro al palazzo, un Giardino di tre quarte de terra incirca, con arbori fruttiferi, …». Il giardino era sito sullo sperone tufaceo che fronteggiava l’altro sperone su cui sorgeva il «castrum». I documenti d’archivio evidenziano che Giuseppe Giustiniani, appena acquista il feudo di Bassano dagli Anguillara, inizia a comprare terreni contigui al giardino per ampliarlo. Il figlio Vincenzo, che eredita Bassano nel 1600, prosegue in questa impresa, poi dal 1602 si concentra sulla «prospettiva» e imposta l’assetto viario, paesaggistico e decorativo del giardino all’italiana: il ponte (che dal livello del piano nobile del palazzo scavalca via Roma), due rampe a tenaglia con una serie di fontanelle (il lavoro dello scalpellino «scalini della scala della prospettiva della grotta del giardino» prosegue fino al 1620) che salendo alla balaustrata abbracciano una grotta-ninfeo invasa da capelvenere, la balaustrata (prima terminazione dell’asse prospettico che congiungerà, la loggia del palazzo con la sommità del giardino, al Barco di 23 ettari e al casino della “Rocca”), il viale maestro (lavori di spianamento e scavi per la peschiera) menzionato, nel 1611, come «stradone de lauri regii» per le spalliere di lauri e di bossi, altri due viali longitudinali, in declivio nel bosco, paralleli allo stradone centrale, ad altimetrie diverse. Viene costruito un condotto per approvvigionare l’acqua da Fonte Fornazano. Nel 1612 i pagamenti indicano la piantumazione de «li cipressi al viale a capo piazza navona» e della spighetta (lavanda) nei quadri. Nel 1618 vengono piantate 350 piante di cotogni e 13.000 «finali». La lettera di Vincenzo Giustiniani a Teodoro Amayden elenca una serie di nomi che identificano, nella concezione dell’ideatore, gi snodi paesaggistici del giardino: «E per esempio dirò d’alcune parti del mio giardino di Bassano, veduto e osservato da V.S., come il giardino dei quadri sopra la grotta di alberi nani, il viale principale alle ragnaie, alli viali coperti, alla galleria, al viale delle pere, al viale delle rose, il teatro di Navona, la piazza della Rocca, Monte Parnasso, il viale di Esculapio, il bosco della botte, il viale della peschiera, la montagnola, la piazza quadra, il viale delle coste, il viale delle ripe, il viale del rio, il viale delle nocchie, l’abetaio, la piazza tonda». Vincenzo Giustiniani muore il 27 dicembre 1637 e, ai fini della successione ereditaria, il 13 febbraio 1638 viene redatto un inventario dei beni in cui è descritto il giardino di Bassano: «… Il Giardino dalla banda di dietro del sudetto Palazzo al quale si passa dalle stanze nobili del medesimo Palazzo mediante un corritore et un ponte levatore, nel qual giardino nell’ingresso vi è una grotesca a fontana con teatrotto avanti ornato di spalliere con scalinette doppie di piperino che conduce pur sopra a una ballaustrata parimente di piperino et alli viali e quadri tutti ornati di spalliere diverse con cispigni bosco d’elci peschiere ragniere et una prospettiva nel vialone di mezzo che conduce sino al Palazzetto e roccha che è posta in capo al medesimo Giardino con piazze ornate di spalliere intorno vasi e statue che più abasso si descriveranno con ripartimento d’alberi diversi di frutti et altri membri e pertinentie del medesimo Giardino». L’inventario del 1638 elenca anche «nella spalliera de quadri del Giardino», due statue di moderna fattura e due statue antiche restaurate (due «consoli moderni» e due «femine vestite antiche») ben riconoscibili anche nella celebre incisione della Galleria Giustiniana. Nel 1657 inizia la modifica dell’apparato prospettico davanti al ponte: lo scalpellino lavora «per la catena e cascata d’acqua alla prospettiva del ponte levatoio in luoco delle fontanelle» nota grazie alla citata incisione della «prospettiva» fino al 1661; nel 1663 è menzionato il «meleto» fiancheggiato dal «Viale di Borghese»; nel 1665 è realizzato il «Capannone nuovo al Pozzo della neve dentro al Giardino»; nel 1677 è menzionato l’oliveto «a capo del Giardino alla Madonna de Monti»; tra il 1677 e il 1680 una statua venne collocata ad abbellimento del nuovo portale di fronte al Procoio; nel 1701 si immettono nella Peschiera 44 libre di pesce di lago vivo; nel 1703 si realizza lo «stradone novo» con un canale per irreggimentare le acque piovane. Dal 1707 al 1709. Il «Ristretto dell’opere del 1708» descrive i lavori eseguiti in giardino: interventi straordinari, sono abbattuti i gelsi per far posto al nuovo «Pomario», e ordinari: ogni anno venivano rifatte le incannucciate per i viali coperti; si mettevano al riparo dal gelo i vasi di agrumi che venivano ritirati fuori in aprile e si facevano delle capanne per quelli piantati «ne quadri nobili»; si rifaceva il capanno del Pozzo della neve e si accomodavano le ragnare per l’uccellagione, oltre ai periodici lavori di pulitura degli stradoni e di potatura delle piante. Tra il 1762 e il 1764 muta l’aspetto del giardino dei «quadri»: cambia la decorazione vegetale e sono inserite due fontane. Nella planimetria del 1895 il giardino all’italiana che si estende in piano, oltre la balaustrata di peperino è indicato come «Grande Parterre all’ingresso della Villa» e misurato in are 32,82; dopo il «Parterre» e sul lato delle ripe di sinistra, un altro piccolo giardino all’italiana, definito «Giardino contiguo al suddetto e prospiciente la Via di Oriolo», di are 7,44. Il viale maestro, che in asse con la loggia del palazzo e col ponte verso il giardino crea la prospettiva fino, in alto, alla Rocca sormontata dalle cinque torrette, emblema araldico dei Giustiniani, risulta scandito da quattro spiazzi denominati: piazzale degli Elci, piazzale dei Cesari, piazzale dei Cavalli Marini, piazza antistante la Rocca.
Dai documenti storici, emerge che il giardino all’italiana era protetto su due lati da cipressi e su un altro lato, dallo strapiombo delle ripe, … un giardino «segreto». Dopo il giardino all’italiana, il viale maestro sale nel bosco e la «Riserva del Parco» o «Barco» si estendeva, verso Ovest. Due varchi dalla strada pubblica immettevano direttamente nella riserva: il «Cancello del Barco», situato poco sopra al cancello del Procoio e il «Cancello della Galilea» all’altezza della «riserva della Galilea», estremità nord–ovest della tenuta, dove ancora oggi è riconoscibile, oltre un grande prato, un’area riservata a macchia. Qui almeno dal XVIII secolo erano lasciati in libertà erbivori selvatici: nel 1721 è registrata la liberazione nel Barco di una «capriola» mentre gli abitanti di Bassano vi ricordano molti daini liberi ancora alla metà del XX secolo. Al termine del viale, sul colle, la Rocca, contornata da statue in peperino: due sfingi fronte facciata, un leone nell’angolo meridionale del prospetto, altri due, superbi, sulla sinistra, in prossimità di uno dei cancelli del parco. Ai lati della Rocca erano due frutteti e ancora vegetano alberi di noce, meli e ciliegi. Il patrimonio arboreo, che costituisce uno dei principali punti di interesse del complesso, è ancora oggi notevole, nonostante i decenni di abbandono: cipressi, lecci plurisecolari (uno con tronco di 4 metri di circonferenza), abeti secolari, molti abeti rossi (quest’ultimi piantati dalla principessa polacca Sofia Braniska, sposa di Livio II Odescalchi, nel 1841).
Il patrimonio storico architettonico botanico di Villa Giustiniani può essere comparato a quello delle più grandi residenze con giardino in Europa; per offrire un termine di paragone, nel Lazio, alla Villa d’Este di Tivoli. La valorizzazione del complesso per ottimizzarne la fruizione, oltre a dare continuità civile a un bene d’inestimabile valore potrebbe rappresentare un fattore rilevante di sviluppo socio-economico (proprio come Villa d’Este, patrimonio UNESCO, frequentata da oltre 700.000 visitatori l’anno). Dopo l’acquisizione al patrimonio culturale dello Stato italiano, la gestione di Villa Giustiniani è divenuta competenza della Soprintendenza prima, della Direzione Regionale Musei Lazio poi e, attualmente, del Museo autonomo delle Ville Monumentali della Tuscia (insieme a gioielli quali la Villa Lante di Bagnaia e il Palazzo Farnese di Caprarola). Dal 2018 il Ministero della Cultura ha stanziato circa 9 milioni di euro per il recupero di Villa Giustiniani, con l’ultimo intervento finanziario del 2024 (270mila euro). Tuttavia, le opere del Ministero sono state concentrate sulla, pulizia del parco e catalogazione del patrimonio arboreo, la bonifica del sottotetto infestato dai piccioni mentre le mura perimetrali in tufo del Barco continuano a crollare, i portali monumentali, puntellati, versano in condizioni critiche. Per intervenire in modo tempestivo ed efficace si registra un movimento d’opinione, tra la popolazione locale, che coinvolge intellettuali e personalità artistiche (ancora negli anni ‘&0 e ?70 del ‘900 la Villa Giustiniani ospitò i set cinematografici di registi come Luchino Visconti, Roberto Rossellini e Federico Fellini che vi gira il celebre ballo dei nobili de La dolce vita) in una manifestazione pubblica di gennaio 2025 e un appello rivolto al Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e al Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.
Angela Testa e Gaetano Mercadante
Fonti:
Agostino Bureca, La villa di Vincenzo Giustiniani a Bassano Romano: Dalla storia al restauro, Gangemi Editore spa – 256 pagine
Fiorella Proietti, Il Giardino dei Giustiniani a Bassano “di Sutri” attraverso la cartografia e le fonti d’archivio, 2010
Campisi Michele, Il Giardino di Vincenzo Giustiniani a Bassano Romano: la villa del Seicento, ragioni e passioni, Bollettino D’Arte, 2010